Goodbye Montenegro…

Arrivederci dal Montenegro…

Per la quarta tappa del People’s Poker Tour siamo tornati a far visita ad una vecchia conoscenza, il cui ricordo, a distanza di un anno, ancora addolciva la memoria di molti di noi: il Maestral di Budva. I problemi vissuti l’anno passato con dogana, le attrezzature bloccate per giorni da cavilli burocratici e funzionari troppo zelanti, questa volta hanno fatto solo da corollario ad un viaggio alquanto tranquillo e senza grossi intoppi. Eppure il primo impatto con il Montenegro non è certo stato dei migliori. Le suggestive coste frastagliate dalla miriade di isole e scogli rocciosi, la macchia mediterranea che si protende fino al mare, specchiandosi nelle acque limpide e placide, nulla di tutto ciò appare ai nostri occhi dagli oblò dell’aereo e le immagini dipinte dai racconti dei protagonisti della tappa dell’anno precedente sembrano sbiadire per lasciar posto ad un’amara delusione. Un leggero velo di nuvole si frappone tra il nostro apparecchio e la piccola repubblica balcanica, nascondendo lo splendore tanto decantato dei suoi litorali fiabeschi. Così, quando la carlinga bianca del Fokker attraversa la sottile coltre bianca, quello che compare sotto di noi è una grande pianura arida di arbusti secchi e sterpaglie incolte. Focolai d’incendi, disseminati tra campi coltivati e boschi, contribuiscono a rendere il paesaggio ancor più desolante e la pista di atterraggio, adiacente al cimitero di Podgorica, aggiunge un tocco sinistro che non lascia presagire nulla di buono.

La navetta che viene a prenderci all’aeroporto ha l’aria condizionata guasta: può funzionare solo al massimo o non funzionare per nulla. Per cui la scelta è tra un freddo polare e un caldo insopportabile. Per uscire dalla capitale ne attraversiamo la periferia. Le case mai terminate e già vecchie, i negozi polverosi dalle insegne arrugginite, i giardini incolti, recintati con materiali di fortuna. Tutto lascia pensare che la guerra che vent’anni fa ha insanguinato gran parte della penisola, non abbia risparmiato la piccola repubblica rivierasca e che la sua eco non si sia ancora spenta del tutto. Negli occhi degli abitanti ancora la rabbia e la barbarie di rastrellamenti e deportazioni che induriscono i cuori.

Attraversiamo la pianura risalendo il libeccio e subito il lago di Scutari ci offre un valido motivo per rivedere le nostre idee sul Montenegro. Una sconfinato specchio d’acqua ricoperto di ninfee, in cui il cielo si riflette in tutta la sua immensità. I prati rigogliosi del colore dello smeraldo gli fanno da cornice, un quadro suggestivo in cui tutte le tonalità del verde si susseguono rincorrendosi, solcate solo dai corridoi delle barche che si perdono nelle strette insenature. Qua e là antichi ruderi fanno capolino dalla vegetazione, mentre ci avviciniamo alla provinciale che ci porta sulla costa adriatica. Dopo un tunnel che ci sprofonda nell’oscurità per oltre cinque chilometri, rivediamo il sole quando è già a metà del suo cammino tra lo zenit e l’orizzonte. Qui i le montagne sembrano tuffarsi nel mediterraneo, allungando le loro dita nelle profondità degli abissi, in un susseguirsi di rade silenziose battute dal maestrale e di “chiese galleggianti”, come la suggestiva Sveti Nadelja che, arroccata sullo scoglio di Katic, sembra emergere dalle acque che bagnano la baia di Petrovac. I tornanti della litoranea ci traghettano ad ogni curva nel ventre calcareo delle Alpi Dinariche, tra fitti boschi e profonde gole ombrose, per poi riportarci ad un passo dai dirupi che affacciano sul mare. Arriviamo a Sveti Stefan, dove l’antico borgo fortificato che sei secoli fa sorse sull’isola per respingere i turchi, oggi è diventato un esclusivo complesso turistico riservato a pochi privilegiati. Visto dall’alto, l’isolotto collegato alla terraferma da un istmo artificiale sembra un villaggio galleggiante ormeggiato al porticciolo turistico, pronto a prendere il largo alla primo plenilunio. Spiagge che sembrano ricoperte di perline rosse e bianche si susseguono fino a Milocer, protette a est da una folta vegetazione di uliveti e pini marittimi, a nord e a sud da promontori anch’essi alberati che le riparano dai venti.

Il Maestral ci accoglie nella sua baia con uno spettacolare tramonto degno di un film romantico degli anni Quaranta. Il profilo dell’isola di Sveti Nikola che delinea l’orizzonte sembra un’enorme chiatta nel procinto di attraccare nel porto di Budva. Qualche nuvola, densa e allungata, dona al cielo una varietà di colori e sfumature cha vanno dal lilla più tenue all’arancio intenso e distogliere lo sguardo non è facile.

L’arrivo dei primi giocatori ci richiama all’ordine: c’è un torneo da fare e una poker room da allestire e le nostre attrezzature ci attendono ancora imballate a accatastate lungo le pareti della kongresna sala dell’hotel. Un ultimo sguardo a quel mare che ci darà il buongiorno tutte le mattine e che cullerà il nostro sonno con il dolce sciabordio delle sue onde e siamo pronti a cominciare un’altra avventura.

Il resto è ormai storia. Abbiamo raccontato dei protagonisti e delle loro imprese, delle loro gioie e delle amare delusioni, delle speranze coltivate e di quelle disilluse, dei pugni alzati al cielo e dei volti coperti dietro mani tremanti. Come sempre abbiamo cercato di dare il meglio per regalare a tutti un’esperienza da ricordare e raccontare e, come sempre, l’abbiamo fatto a modo nostro: con il cuore. E come sempre è stata dura, abbiamo sofferto ed esultato insieme a voi, offerto una spalla su cui piangere agli sconfitti e brindato insieme ai vincitori, ascoltato cento volte cento versioni della stessa mano perché in fondo il bello del poker è anche questo: non esiste una sola verità e ognuno ha il diritto di appellarsi alla cattiva sorte per giustificare una bad beat. Abbiamo condiviso con voi tutte le vostre emozioni perché sono queste che ci danno le motivazioni necessarie per continuare a svolgere un lavoro certamente ricco di soddisfazioni, ma molto più duro di quanto a volte possa apparire… e abbiamo ingoiato molti rospi, fingendo di non sentire e non vedere, convinti che prima di tutto e sopra ogni cosa viene il bene dei nostri giocatori.

Un bagno liberatorio al chiaro di luna nelle tiepide acque di Pržno conclude la nostra avventura in Montenegro. Torniamo a casa ripercorrendo la spettacolare provinciale panoramica che disegna il versante  orientale dell’Adriatico con il consueto, ricco bagaglio di ricordi, esperienze, emozioni…

A tutti quelli che non hanno voluto essere dei nostri, il nostro rammarico per l’occasione che hanno perso. A quelli che hanno partecipato con la convinzione e la speranza di assistere ad un fallimento, un regalo: il privilegio di essere stati testimoni di un avvenimento storico e la possibilità di incontrare il numero uno del poker mondiale, venuto a trovare noi solo per amicizia. Tutti voi avrete la possibilità di dire: io c’ero!…

… Il nostro ringraziamento più sincero, invece, a tutti coloro che, stringendo i denti, anche stavolta hanno avuto fiducia in noi. A tutti quelli che sono stati testimoni e protagonisti di un evento epocale che ha riscritto la storia del poker live. A tutti quelli che, tornati nelle proprie città, alle proprie sale da gioco, potranno vantarsi con gli amici e dire: IO c’ero!

m.

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