Fisco & Gioco: non sempre i numeri raccontano la verità.

Fisco & Gioco: non sempre i numeri raccontano la verità.
In calo le entrate erariali, ma non il gioco...

 

Si dice che i numeri non mentano. Forse in alcuni casi è così, ma molto spesso, andando a fondo nella questione, spuntano fuori nuove, differenti verità.

Malgrado l’incremento di quasi il 4% delle entrate tributarie, nei primi 11 mesi del 2012 quelle relative ai giochi sono risultate in calo di oltre il 6%.

 

 

Bene, ci sarebbe da dire. Questo potrebbe voler dire due cose:

 

1 – La lotta all’evasione funzione (finalmente) e gli italiani pagano le tasse;

 

2 – Le campagne di sensibilizzazione (e in alcuni casi di demonizzazione) intraprese da più parti contro il gioco d’azzardo, hanno portato i primi frutti.

 

Sembrerebbe. Il condizionale, come si dice, è d’obbligo. Analizzando i dati forniti dal Dipartimento delle Finanze, emergono alcuni particolari che raccontano un’altra verità:

 

1 – L’aumento del gettito erariale è dovuto esclusivamente all’aumento della pressione fiscale: chi già prima pagava le tasse, nell’ultimo hanno ha versato nelle casse dello stato quasi il 5% in più per quel che riguarda le imposte dirette, quasi il 3% per quelle indirette. Ad aver ingrassato le casse dello Stato, sono stati principalmente l’IMU (per la quota spettante all’Erario) e le tasse su produzione, affari e consumi. Da ciò di desume che ancora una volta il prelievo è stato effettuato ai danni di chi lavora, produce e consuma e non dei soliti noti, ammanicati furbetti.

 

2 – Il calo dei proventi del gioco non deriva da una contrazione della spesa in questo settore, ma dallo spostamento del mercato verso lotterie istantanee e i congegni di gioco installati nei bar e nelle ricevitorie. Questo significa che gli italiani si dirigono sempre più verso quei giochi a “ciclo continuo”, con aleatorietà assoluta, con il maggior numero di “estrazioni” nel più breve tempo possibile e che richiedano il minore impegno mentale. Quei giochi, in sintesi, che più facilmente rischiano di creare dipendenza.

 

La mia idea rimane sempre la stessa: lo Stato non ha nessun interesse a combattere il gioco, ma solo a cercare di guadagnarci il più possibile. Non importa se questo crei dei “ludopatici”. Tanto il modo di ripulire l’immagine delle istituzioni con commoventi campagne e slogan d’effetto, si torva sempre.

 

 

 

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