Lucca: ancora una sentenza che scagiona il poker sportivo, ma per lo Stato ancora non basta!

Lucca: ancora una sentenza che scagiona il poker sportivo, ma per lo Stato ancora non basta!
Un'altra vittoria per il poker live!

Ancora una sentenza in favore del poker texano. Questa volta è toccato alla seconda sezione penale del Tribunale di Lucca, che ha depositato le motivazioni della sentenza con cui è stato accolto il ricorso contro il sequestro effettuato, nel novembre del 2009, ai danni di un club della città toscana, da parte della Guardia di Finanza.

 

Secondo il tribunale, infatti, “dalla stessa descrizione dei fatti contenuta negli atti di polizia giudiziaria, non emerge, neanche quale ipotesi probabile, che i soggetti impegnati nella partite di poker c.d. texano stessero giocando a fini di lucro: decisivo, al riguardo, il fatto che non sia stata sequestrata nessuna somma di denaro e che, dunque, sia del tutto assente traccia di una reale posta pecuniaria in gioco”. Questa l’osservazione principale alla base dell’ennesima, storica sentenza a favore del texas hold’em, che fa seguito a quelle dei tribunali di Genova (Settembre 2010), Carrara (giugno 2011), Prato (novembre 2011), Lecce (gennaio 2012) e Perugia (Gennaio 2013). Casi archiviati perché il “fatto non sussiste”, in quanto mancavano le due componenti fondamentali per la configurazione del reato: l’azzardo e il lucro.

 

Certo bisogna stare attenti: sebbene ciascuna di queste sentenze rappresenti un importante precedente, non ha alcun potere vincolante per le decisioni future. In pratica: i giudici dei tribunali suddetti hanno deciso che in quelle particolari situazioni il fatto non costituiva reato, per le ragioni che hanno di seguito espresso nelle motivazioni delle rispettive sentenze, ma questo non rende legale di fatto il gioco del poker (neppure quello sportivo), la cui regolamentazione rimane di esclusiva competenza dello Stato. In alcuni casi, infatti, mancava il “corpo del reato” (es. i soldi del montepremi), in altri ha avuto un peso determinante il fatto che la mancanza di disciplina della materia, venutasi a creare in seguito all’abolizione della normativa sul gioco nel 2008, non rende di per se stesso illegale il poker. Ma esiste una elenco, come riportato nell’articolo di venerdì, Il “federalismo legale” mette a rischio i giocatori: Perugia e Salerno le capitali della contraddizione, di giochi non d’azzardo, cionondimeno proibiti nei locali pubblici.

 

Tutto ciò, quindi, pur rappresentando delle indiscutibili conquiste per i giocatori e i gestori delle sale, rischia di rivelarsi una inutile sequela di vittorie di Pirro, che non solo non contribuiscono a far chiarezza nella giurisprudenza, ma rischiano di gettare nel caos un mondo composto da migliaia di piccoli imprenditori e milioni di consumatori. I governi si susseguono e continuano ad ignorare una realtà con cui hanno paura di confrontarsi, per timore di perdere il consenso dei moralisti e dei censori.

Quante sentenze dovremo aspettare prima che l’opinione pubblica si convinca che non siamo dei degenerati?

 

 

 

 

 

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