Giochi e lotterie: dal 2009 raccolti oltre 3mld per l’Abruzzo. Ma i soldi che fine hanno fatto?

Giochi e lotterie: dal 2009 raccolti oltre 3mld per l’Abruzzo. Ma i soldi che fine hanno fatto?
L'Aquila, quattro anni dopo...

Lo sapevate che oltre l’80% dei fondi stanziati per gli interventi “post-sisma” dell’Abruzzo provengono dai giochi? O forse sarebbe meglio dire: “dovrebbero provenire”. Già , perché a dare ascolto al sindaco dell’Aquila, pare che a quattro anni dal terremoto, di questi soldi si sia persa traccia.

Ma andiamo con ordine. Il 28 aprile del 2009, a pochi giorni dal sisma che colpì a morte la regione, su  “proposta del Presidente del  Consiglio dei Ministri e del Ministro  dell’economia  e  delle finanze, di concerto con i Ministri dell’interno,  del  lavoro,  della  salute e delle politiche sociali, dell’ambiente” e, in breve, di tutti gli altri ministeri, fu emanato un decreto sugli “Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dagli eventi sismici nella regione Abruzzo…” (DL 28 aprile 2009, n. 39). Per chi non avesse voglia di leggere l’intero testo, questo è ciò che in sintesi veniva stabilito, almeno per quel che riguarda il nostro settore: con l’articolo 12 venivano introdotte una serie di norme “Al fine di assicurare maggiori entrate non inferiori a 500 milioni di euro annui a decorrere dall’anno 2009”. Le iniziative erano tante: dall’introduzione di nuove lotterie numeriche, all’adeguamento dei prelievi e dei regimi fiscali di giochi e scommesse, all’apertura delle tabaccherie e ricevitorie nei giorni festivi, fino alla duplicazione delle estrazioni del Lotto.

Insomma, il fine giustifica i mezzi! Per mezzo miliardo l’anno di contributo alla ricostruzione dell’Aquila e dintorni, si può fare anche questo, dimenticando gli anatemi lanciati contro il vizio del gioco e le campagne per prevenire la ludopatia attraverso la limitazione del gioco stesso.

D’un tratto lotterie, slot machine, roulette e carte francesi si trasformano da strumenti del demonio che agiscono sui deboli come le peggiori droghe, in fonte di salvezza per popolazioni sfortunate. E invero i risultati sono andati ben oltre le aspettative: l’extra-gettito, dall’aprile 2009 ad oggi, ha raggiunto una media di 750 milioni l’anno (da sommare quindi ai circa 8/10 miliardi “usuali”), per un totale di oltre 3 miliardi complessivi. Considerando che dei 5,7 miliardi stanziati per l’Abruzzo, 4,8 dovevano provenire da giochi e lotterie, saremmo tentati di gridare: “Missione quasi compiuta!”… e con un larghissimo anticipo rispetto alla data finale prevista del 2033. Di questo passo potremo festeggiare la fine della ricostruzione entro un paio d’anni. Al massimo tre.

Già, potremmo. Per la seconda volta in questo articolo, il condizionale irrompe prepotentemente e ci riporta alla dura realtà: siamo pur sempre in Italia. Dire che una cosa verrà fatta (anche se lo stabilisce una legge), non vuol dire che verrà fatta davvero. E allora avviene che mentre da un lato il Ministro per la Coesione Territoriale Barca sbandiera ai quattro venti che “Le risorse destinate agli interventi per l’emergenza risultano quasi integralmente erogate”, dall’altro il Sindaco dell’Aquila Cialante denuncia che quei soldi “non sappiamo dove siano finiti, qui non sono mai arrivati”. Ma alla fine, che fine hanno fatto i fondi provenienti dal gioco e destinati alla ricostruzione? Un interrogativo, forse, destinato a rimanere senza risposta, così come l’interrogazione parlamentare dell’On. Lolli del marzo scorso, con il quale il deputato abruzzese chiedeva al Governo spiegazioni in merito.

Penso che i fondi provenienti dal gioco siano stati incamerati dallo Stato – l’amara considerazione del sindaco Cialante – perché a noi non sono mai arrivati. Non ho una lira per la ricostruzione e a giugno finisco i soldi”.

 

 

 

 

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