Da sinistra: Simone Rossi
e Sergio Marià, i due direttori
del torneo
Se il dealer è il padrone del tavolo (vedi sotto), il direttore del torneo è il padrone del dealer. O meglio, è l’autorità più alta presente in sala, anche al di fuori del ring. Un buon direttore sorveglia ad esempio che il pubblico non manifesti il suo entusiasmo in modo troppo rumoroso e rintuzza le invasioni di campo, come dimostra la foto che coglie l’autorevole gesto di Simone Rossi. Valgono, anche qui, le regole del tatto e del buon senso: una sala da poker non è una caserma prussiana, e il fine ultimo è assicurare il divertimento di tutti. Accanto a Simone Rossi, in atteggiamento rilassato visto che non era il suo turno, Sergio Marià.
Ai due direttori abbiamo chiesto un parere sulla poker cruise. Cominciamo da Marià, romano, 33 anni: “Torneo davvero simpatico, molta tensione al tavolo televisivo, ma poi ci siamo divertiti, nonostante il maltempo. La classifica finale? Direi che ha premiato i giocatori più aggressivi e che alla fine ha vinto il merito. Tanti venivano dall’on line e si vedeva, persino dal modo di tenere le carte. Una nota a parte per Mauro Magini, partito chip leader: l’ho seguito per tutto il torneo, e ha davvero lo spirito del gioco. Poi, un paio di outsider fuor di dubbio interessanti, a cominciare dal vincitore. Di Corrado Montagna si sapeva”.
Leggermente più severo Simone Rossi, romano di 27 anni, noto nell’ambiente anche come preparatore dei dealer: “Era molto chiaro che i qualificati erano on line, alcuni addirittura alla prima esperienza dal vivo, e il livello ne ha risentito. Bellissimo, invece, il clima tra i giocatori, che si sono subito riconosciuti per nick e hanno instaurato rapporti di autentica amicizia”. L’idea della nave? “Visti i risultati, davvero eccellente”. Il torneo Vip? “Beh, diciamo che è stato… divertente”.