Vetriolo 1984 bacchetta
i cultori del Sit-out
e anche i nostri criteri
per stilare le classifiche.
Caro Blog,
Osservando le classifiche si può ben notare che a vincere sono sempre gli stessi. In principio mi sono detto: “Cavoli questi 3-4 sono proprio forti”… poi osservando tali giocatori, mi sono reso conto dell’inghippo. Questi fanno 120/140 tornei al giorno e quasi tutti in SIT-OUT. Consapevole che non sia vietato, consapevole che ognuno con i soldi propri fa quello che vuole ed ognuno di noi potrebbe fare altrettanto… mi chiedo però se alla fine è giusto che venga premiata la costanza più che la bravura.
Io nel mio piccolo ho provato a dar contro a questi “affezionati” partecipando a 50/60 tornei al giorno (per alcuni giorni di seguito) e classificandomi sempre prima di loro (praticamente li tenevo sotto controllo, foldando anche mani forti per arrivare prima di loro). Ho constatato che il numero maggiore di tornei anche fatti in SIT-OUT rende meglio di migliori piazzamenti in meno tornei.
Termino con una domanda:
(se ho capito bene a fine anno i 2 giocatori “migliori” rappresenteranno PeoplesPoker,
Saranno all’altezza questi “amanti” del SIT-OUT?
Non sarebbe meglio far entrare in classifica il 15% dei giocatori anziché il 30%, evitando così che gli stessi sempre in SIT-OUT arrivino a punti? (e ci si arriva basta provare).
Distinti saluti
Vetriolo1984
IL PEOPLE’S BLOG RISPONDE – Caro Vetriolo, do a questo tuo intervento l’onore della prima pagina perché solleva, con intelligenza, questioni importanti sulle quali sarebbe bene che tutti riflettessero. Ti anticipo però che non concordo con le tue conclusioni, e vedrò di spiegarti il perché. Parto da lontano: i fondamenti del poker stanno nel calcolo delle probabilità, ma se un ipotetico giocatore (meglio un computer perché privo di emozioni) giocasse in base alle statistiche, sarebbe scientificamente ineccepibile ma sicuramente perdente, per il fatto che il montepremi è sempre inferiore a quanto i giocatori pagano di tassa di iscrizione. In ogni gioco organizzato, il banco trattiene una quota. Intendiamoci, il poker restituisce ai giocatori il 90 per cento e a volte più di quanto incassa (nel totocalcio, ad esempio, siamo sotto il 40 per cento!) il che è molto. Ma è sempre meno del 100 per cento. Quindi, se un giocatore vince, è perché sa come battere questo 10 per cento e “aggirare” lo stesso calcolo delle probabilità: un giocatore vince perché, su un altro tavolo, e magari in una data e in un luogo diverso, un altro giocatore perde. Quindi, un vincente è sempre un giocatore abile. Il problema è che nel poker, dove il caso ha un ruolo importante, l’abilità rende solo su un numero grande di eventi. Sul singolo torneo può servire la sculata giusta al momento giusto. Ovvero: in un gioco come gli scacchi il migliore prevale quasi sempre, nel poker no. Più un giocatore si avvicina al professionismo, più applica questo concetto, soprattutto nell’online dove contano meno gli aspetti emotivi che arricchiscono il live di altre opportunità tattiche. Quindi tutti i giocatori professionisti (si calcola che in Italia siano circa un centinaio quelli che giocano a poker come sola o principale professione, molti di più quelli che integrano il reddito) partecipano a un numero altissimo di eventi sapendo che alla fine guadagneranno un 10/15 per cento dell’investimento. Chi invece gioca molto, ma non è abbastanza bravo, perde, e a volte perde più di quello che avrebbe dovuto. Ovvero: non basta iscriversi a tanti tornei e mettersi in sit per essere vincenti. Faccio il tuo esempio: se hai provato a giocare molto e hai guadagnato, vuol dire che sei un bravo giocatore, e potresti tentare – con prudenza – la strada del professionismo, anche a costo di adottare tattiche di gioco che, decubertianamente parlando, sembrano poco sportive.
Credo, con questo, di aver risposto al nocciolo delle tue obiezioni: chiudo dicendoti che ancora non abbiamo deciso come selezionare i Pro per il 2011, né quanti ne selezioneremo, visto che siamo molto contenti dei tre che già abbiamo. Due si sono qualificati con l’online, il terzo live. Di certo, almeno un altro scaturirà dal nostri PPT, il circuito live su quattro tappe al quale vorrei di tutto cuore incontrarti anche per bere, visto che mi sembra che tu sia veneto, una “graspeta” in compagnia.