Terremoto nel poker online americano Tremano i colossi “.com”!

fabrizio 

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 di Fabrizio D’Aloia

 Presidente Microgame

    

 

Agli appassionati di poker non sarà sfuggita la notizia che, lo scorso week end, ha sconvolto il mondo del gioco online: il mandato d’arresto spiccato dal Dipartimento di Giustizia Americano, per una decina di manager di alcuni “colossi” internazionali del poker online. La notizia, arrivata in Italia sabato scorso, ha scosso l’ambiente con la forza di un terremoto che rischia di stravolgere gli equilibri di un mercato caratterizzato da un’estrema competitività e una spietata concorrenza. Le accuse sono pesantissime: frode fiscale, riciclaggio, cospirazione, violazione dell’UIGEA e gestione di gioco online illegale. L’FBI ha sequestrato 75 conti bancari riconducibili ai suddetti top manager, per un valore complessivo di quasi 3 miliardi di dollari, frutto di attività illegali e transazioni bancarie poco pulite. Secondo l’accusa, le aziende avrebbero accettato pagamenti da giocatori americani, evidentemente derivanti dal gioco online, per poi farli risultare come frutto di operazioni commerciali in realtà inesistenti. In tal modo avrebbero infranto la legge del 2006 che si proponeva di sradicare il gioco d’azzardo online, proibendo alle banche Usa e alle compagnie che gestiscono carte di credito, di trasferire fondi tra siti web di casinò registrati all’estero e i giocatori residenti in America. Coinvolti nelle operazioni piccoli istituti bancari in difficoltà, disposti a chiudere un occhio in cambio di investimenti che risollevassero le sorti del proprio credito. Tre le società incriminate PokerStars, Full Tilt, Absolute Poker e i loro fondatori, che, secondo il Vice Direttore dell’FBI in-Charge Janice Fedarcyk, avrebbero “cercato di truccare le carte, ben sapendo che i loro affari con i clienti statunitensi e le banche degli Stati Uniti erano illegali”. Sedici milioni i giocatori statunitensi vittime di quanto accaduto che, malgrado i messaggi rassicuranti ricevuti dalle loro poker room preferite, non sanno ancora se potranno regolarmente ritirare le  vincite già accreditate. Un danno d’immagine incalcolabile per quella che è stata definita dall’autorevole Los Angeles Times come la possibile fine del gioco d’azzardo online in America dopo circa 10 anni: i grandi casinò legali che si erano inizialmente messi in società con questi siti, hanno troncato subito i rapporti con essi, mentre è già in discussione un progetto di legge che regolamenti il gioco online d’oltreoceano.                                                                            

Noi non ci soffermeremo, per ora, sui particolari di questa esecrabile vicenda, attendendo che la giustizia faccia il suo corso, ma non possiamo non ricordare che già a suo tempo, quando queste società chiesero la licenza per “sbarcare” in Italia e fregiarsi del dominio “.it”, avevamo sollevato dubbi sulla trasparenza di alcune loro attività e sulla irreprensibilità delle persone che ne gestivano gli affari. Pur comprendendo l’atteggiamento estremamente diplomatico e la forse eccessiva prudenza con cui il mondo del poker online italiano ha accolto la notizia, non possiamo non denunciare l’atteggiamento ai limiti dell’omertà tenuto da alcuni portali di news del settore che stanno affrontando uno tsunami come fosse risacca notturna. Lungi dal voler speculare sulle disgrazie altrui, riteniamo doveroso mantenere le distanze da un modo di fare business che nulla ha a che vedere con la nostra filosofia, da sempre attenta al bene dei giocatori e tesa a coltivare un rapporto diretto con gli stessi. Le accuse sono gravi ed infamanti e, sebbene tutti invitino i player italiani a stare tranquilli, ci risulta difficile credere che da un albero malato possa nascere un frutto sano. La tesi dell’FBI sembrerebbe, infatti, che  le poker room in questione si sarebbero trasferite all’estero per continuare quelle attività illecite che le leggi americane vietano. Il rischio, quindi, è che operazioni poco trasparenti, realizzate su mercati esteri, possano essere poi normalizzate sui siti italiani.

Per quel che riguarda i nostri giocatori, ci sentiamo di poterli assolutamente rassicurare, dal momento che People’s ha da sempre fatto del tema della trasparenza sui propri conti un elemento caratterizzante. Il mercato italiano, con le sue norme e le sue regole, può garantire certezze, trasparenza ed affidabilità alla comunità dei giocatori, ma è auspicabile – come affermato dal Presidente di Microgame, Fabrizio D’Aloia – “grande rigidità e fermezza nei confronti dei trasgressori e di tutti coloro che rischiano di rovinare la credibilità e l’immagine di tutto un mercato che, in Italia, inizia a consolidarsi in maniera importante. Bisogna tutelare i giocatori e per farlo bisogna innanzitutto testare la serietà delle aziende: noi di People’s abbiamo squadernato ogni dettaglio risultando vincenti e prevenendo addirittura i vincoli della legge. E’ per il bene di tutti i giocatori, non solo quelli della nostra poker room, che alla luce di quanto avvenuto negli U.S.A, per tutte le aziende operanti in Italia ci sia un accurato controllo. La sicurezza di un singolo giocatore è più importante di ogni altra cosa”.

m.

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