Era una giornata fredda e nebbiosa di febbraio del 1982. L’ufficio spoglio, quasi squallido, arredato con mobili dozzinali era caotico all’inverosimile e pieno di tutto come la bottega di un rigattiere.
Fu allora che il postino mi recapitò una lettera di Apple Computer, Inc. (si chiamava così allora) che ringraziava la società che avevo fondato solo un anno prima per l’importante contributo che aveva dato al loro successo di vendita dell’Apple II in Italia e mi invitava ad una presentazione in anteprima nel nuovo Apple III.
Era firmata personalmente da Steve Jobs.
Allora la Apple non aveva ancora una filiale in Italia e il suo unico prodotto era importato da una società di Reggio Rmilia, la Iret.
Per me, giovane diciottenne con la passione dell’elettronica e dei computer a cui nessuno in quel momento dava credito, quella lettera fu una gratificazione e una motivazione senza eguali.
Stavo appena iniziando a muovere i primi passi come imprenditore e imparando a confrontarmi con il mercato scrivendo software per il calcolo strutturale per soddisfare le enormi richieste dei tecnici impegnati nella ricostruzione dell’Irpinia e del Sannio dopo il terribile sisma del 1980.
Allora il calcolo strutturale veniva eseguito solo su enormi e costosi computer (mainframe) installati nei centri di calcolo universitari o di grosse società. Il mercato dei personal computer come lo conosciamo ora non esisteva ancora e la IBM aveva appena presentato il suo primo PC.
La mia scelta del personal computer su cui scrivere il software cadde sull’Apple II. Non fu un caso.
Fu una scelta di cuore, basata tutta sull’intuito, dopo aver partecipato ad una manifestazione chiamata EDP USA al palazzo dei congressi a Roma EUR organizzata dall’equivalente del ministero per l’industria americano. In quella sede le start up americane promuovevano i loro prodotti innovativi. C’erano tante salette che ospitavano i vari meeting di presentazione di aziende e prodotti. In una di queste c’era Apple Computer, Inc. e il relatore era proprio Steve Jobs. Entrai per caso, per fortuna, perché ne fui attratto, perche era destino?. Non lo so, ma la vita voleva fosse così.
Restai letteralmente incantato e attratto dalla forza e dalla convinzione con cui Steve Jobs, prima ancora che descrivere il prodotto descriveva la sua visione del futuro, di quello che sarebbe stato il mondo di li a poco con l’avvento del PC e come sarebbe cambiata la vita di tutti noi e ci invitava a farlo insieme a lui con Apple.
Da allora non ho più perso di vista Apple e soprattutto Steve Jobs e la sua vision. L’ho seguito e inseguito virtualmente da lontano, a migliaia di km di distanza. Per me è stato in questi 30 anni come un faro nella notte per un navigante. Anche nel suo periodo buio di estromissione dalla Apple e di fallimento della Next non ho mai pensato per un attimo che avesse fallito come imprenditore e che avevo preso una svista nel credere nelle sue capacità di leggere il futuro costruendolo come la creatività della mente ti suggerisce.
Dopo averlo ascoltato non avresti mai potuto dubitare di quello che diceva neanche per un attimo.
Anche se le scelte di mercato mi hanno imprenditorialmente parlando portato verso il mondo Microsoft e Bill Gates, altro soggetto a cui devo molto, il vero mentore per me è stato e resterà sempre Steve Jobs.
Spesso le consequenzialità del business e della vita ci fanno perdere di vista le origini, chi eravamo, e da dove proveniamo. Il chi siamo spesso ci annebbia e ci porta a visioni distorte e, quindi, a sbagliare e cadere. La storia insegna e io non dimenticherò mai chi ero e da dove provengo. Non disconosco, anzi, riconosco e ringrazio chi mi ha insegnato senza saperlo, chi mi ha indirizzato senza dirlo, chi mi ha illuminato senza vedermi come ha fatto Steve Jobs.
Il suo non scendere a compromessi con nulla e nessuno per portare avanti la sua visione chiara e precisa, la linearità nel raggiungere gli obiettivi, il “think different”, il culto per il bello ed il semplice, il “less is more”, l’amore per i dettagli e il pensare che le emozioni guidano le azioni e non il contrario sono concetti che non si apprendono sui libri, ma si trasmettono con le parole prima e con i fatti poi.
Solo chi ci crede davvero come Steve Jobs riesce a trasferirli a chi ha la mente e il cuore aperto per ascoltarlo. La vita è stata generosa e ha fatto si che ciò succedesse al momento giusto anche a me.
Essi mi hanno sempre guidato in tutti i momenti della mia vita imprenditoriale, anche quelli più bui e tempestosi, e se oggi sono come sono e dove sono lo devo principalmente a Steve Jobs che ha messo in moto in me un processo interiore inarrestabile e dirompente oltre che consentirmi di iniziare a guadagnare i primi soldi sviluppando software per l’Apple II.
Ricordo ancora la linearità del linguaggio Assembler, la chiarezza dei commenti al codice e la semplicità d’uso del software da lui scritto nonostante tutti i limiti tecnologici dell’epoca.
Un’emozione che porto dentro da allora e che mai mi abbandonerà.
Cari amici che giocate abitualmente con la piattaforma Microgame sappiate che essa nasce anche da tutto questo e sarei felice se per un attimo anche voi, col cuore, siate grati come me a Steve Jobs che con la sua grandezza e lungimiranza ci ha donato tutto ciò.
Fabrizio D’Aloia presidente Microgame S.p.A.