Mancano ormai solo due settimane alla 43ª edizione delle World Series of Poker e dalla città che non dorme mai continuano ad arrivare novità che sembrano destinate a condizionare pesantemente il mondo del poker live. Alcune di queste, riguardanti il live streaming degli eventi, potrebbero avere un’influenza non trascurabile su una piattaforma come la nostra che, già da un paio d’anni, è all’avanguardia per quel che riguarda la copertura mediatica degli eventi live.
Il fortunato esperimento dello streaming dei tavoli finali degli eventi che mettevano in palio un braccialetto, probabilmente nato dall’esigenza di compensare un possibile calo di audience dopo il “black Friday” delle poker room americane, ha infatti spinto l’organizzazione delle WSOP a bissare l’esperienza anche per l’edizione 2012, aumentando e ottimizzando la copertura del webcasting. Tre set televisivi nelle tre diverse poker room trasmetteranno fino a tre tavoli televisivi al giorno, sempre in live streaming sul sito WSOP.com, con sei diverse telecamere pronte a saziare la fame di un pubblico sempre più numeroso ed esigente. Ma chi come noi è in prima linea nella realizzazione di un prodotto televisivo di qualità e ricco di contenuti tecnici, sa bene che non basta piazzare una telecamera su un tavolo da poker per dar vita a qualcosa di interessante. Malgrado il ritardo di 5 minuti del webcasting, infatti, per motivi regolamentari non sarà ancora possibile trasmettere i tavoli mostrando le carte (come avviene per il broadcasting in differita di mezz’ora dell’ESPN), per cui si dovrà continuare a puntare sulla personalità dei giocatori e sull’abilità dei commentatori.
Un esempio di quanto sia difficile questo lavoro ce lo hanno fornito le WSOP Europe dello scorso anno. L’iniziale casualità della rotazione dei tavoli sul set allestito in sala stampa, con una telecamera fissa sul flop e una panoramica posta alle spalle del dealer, era stata ben presto “piegata” alle esigenze televisive: al fine di creare interesse, vennero scelti i tavoli più “pittoreschi”, quelli con i giocatori più istrionici ed esibizionisti, con il risultato, molto spesso, di offrire al pubblico molto spettacolo e poca action. Giocare contro maestri del trash talking, più inclini alla provocazione che al gioco, e sapere che il tutto è trasmesso in diretta mondiale, può spinge i player più “moderati” e riflessivi a chiudersi, in attesa del ritorno all’anonimato della poker room, rimandando eventuali azzardi a momenti più… “riservati”. Ne sa qualcosa il nostro amico Demy Carbone che, proprio durante il Main Event delle WSOPE 2011, ebbe la sfortuna di sedere a lungo al tavolo con Tony G e, di conseguenza, di finire più volte al TV Table, dove fu costretto a far ricorso a tutto il suo self control per non gettare carte e chips in faccia all’avversario. Una serie di insopportabili provocazioni quelle dell’americano di origini lituane, finalizzate a far tiltare lo sconosciuto opponent, ma che ebbero come unico effetto di incattivire Demy e di sospingerlo oltre la bolla, fino alla 38ª posizione (Tony G uscirà solo una mezz’oretta dopo!).
Per questi motivi, in previsione di una copertura televisiva che investirà quest’anno ben 60 Eventi, il direttore del torneo Jack Effel ha da pochi giorni annunciato grandi novità regolamentari per le prossime WSOP. La prima investe la tanto contestata “no talk rule”, che impediva ai giocatori di parlare della mano in corso, che fossero o meno coinvolti nella stessa, anche in caso di heads-up. Dalle prossime WSOP, annuncia Effel in una conferenza stampa, “si potrà dire quello che si vuole sul contenuto della propria mano e divulgarne i contenuti fino a quando non vengono mostrate le proprie carte, nel caso in cui nessun giocatore presente in quella mano abbia una decisione da prendere. Se un giocatore va in all-in” spiega ancora Effel “e non c’è nessun altro che deve parlare, si potranno dire cose del tipo: ho due assi e un flush draw, so di poterti battere”. Il dialogo, quindi, potrà finalmente entrare a far parte integrante del gioco del poker, così da poter rendere lo spettacolo più accattivante per chi lo guarda da casa, con la speranza di offrire al pubblico un thinking process in presa diretta.
La seconda novità riguarda l’esultanza ai tavoli. Se da un lato si vuol spingere i giocatori ad uscire dal proprio guscio, dall’altro si vuol impedire che la poker room si trasformi in un carrozzone da circo o una curva da stadio. Per questo motivo sono stati annunciati un maggiore controllo e sanzioni più dure per quei comportamenti fuori dalle righe. Sempre nella stessa conferenza stampa Jack Effel afferma che “festeggiare per una mano vinta è accettabile, non rappresenta un problema. Ma non va bene essere eccessivi e tenere comportamenti al limite dell’offesa e dello scherno. Non bisogna fare i pazzi e la valutazione sarà a nostra totale discrezione”. Ciò che si vuol evitare, insomma, è che si ripetano momenti imbarazzanti come quelli cui abbiamo assistito sempre alle WSOPE 2011. Protagonista ancora una volta, manco a dirlo, il solito Tony G che, nella fase più critica del Main Event, durante l’estenuante hand for hand di oltre 50 minuti a ridosso della bolla, si presentò in sala con il pupazzo di una asinello che cantava e si agitava al ritmo di musica rock, con l’unico intento di deconcentrare i giocatori più corti e far scoppiare la bolla. L’organizzazione del torneo allora si dimostrò estremamente tollerante, limitandosi ad un richiamo informale e all’invito a spegnere il pupazzo, ma c’è da chiedersi cosa abbiano pensato in quel momento Arnaud Mattern e il bubbleman Barry Greenstein, impegnati nella mano che avrebbe segnato il punto di svolta del torneo.
In conclusione: se da un lato si spinge per un poker sempre più spettacolare e coinvolgente e che offra ai telespettatori sempre più spunti d’interesse, dall’altro si vuol evitare di dar vita ad un contenuto spazzatura sul modello di molti reality show, disposti a tollerare qualunque comportamento pur di far audience. Ancora una volta gli organizzatori delle WSOP si propongono come pionieri di un mondo in continua evoluzione, rappresentando un modello per chiunque creda che il poker sia molto più di un semplice gioco. Per chi come noi del People’s Poker Tour vive oltre due mesi l’anno in giro per il mondo, la macchina organizzativa delle World Series Of Poker rappresenta la principale fonte di ispirazione e, anche se con un pizzico di presunzione possiamo dire che alcune delle cose che oggi appartengono a questo circuito noi… le facevamo già, continuiamo a guardare a Las Vegas come una straordinaria fucina di idee.
Una di queste è senz’altro il webcasting dei tavoli TV con le carte rivelate. Un vecchio pallino, questo, che ci tormenta da tempo e che presto ci piacerebbe realizzare. Certo si dovrà stare attenti a rispettare il regolamento generale del poker live e trovare la formula adatta per garantire uno spettacolo straordinario senza interferire nel gioco, ma siamo certi che questa possa essere la nuova frontiera del poker live. Questa, naturalmente, è la nostra idea, il punto di vista di chi sta dietro le telecamere e punta ad offrire al proprio pubblico un servizio che possa avere il massimo gradimento. Ma voi cosa ne pensate?