Due tavoli finali negli ultimi due giorni, cinque in questa edizione delle WSOP, Phil Ivey sembra essere tornato più agguerrito che mai, dopo lo stop forzato di un anno in seguito ai problemi di Full Tilt, con il chiaro obiettivo di conquistare il suo 9° braccialetto. Impresa fino ad ora solo sfiorata, con un secondo posto nel PL Hold’em e un terzo nell’Omaha Hi-low Split-8 or Better. Eppure il campione di Riverside, unanimemente considerato il più forte giocatore di poker del mondo, un risultato lo ha già messo a segno: superare Daniel Negreanu nella classifica dei player più vincenti di tutti i tempi, portandosi al secondo posto, ad un passo da Erik Seidel. Per conquistare la vetta della “All Time Money List” e coronare una straordinaria carriera in continua ascesa, gli sarebbe bastato un secondo posto nell’ultimo evento, il Mixed Hold’em No Limit/Limit da $2.500, al cui tavolo televisivo certo era arrivato da corto, ma durante il quale ha dovuto subire una eliminazione a dir poco “barbara”. Samuel Goldbuff, già final table dell’evento #20, l’artefice della più classica delle “sculate”, una di quelle giocate che farebbe impazzire qualunque giocatore online, gridare allo scandalo e accusare la poker room di avere un “server truccato”. Eppure le cronache raccontano di un Phil Ivey glaciale, ancorché incredulo, di fronte ad un avversario che se la ride impunemente mentre il floorman conta gli stack. Si limita a fissare inespressivo l’avversario con la sua celebre Ivey face e la bocca aperta, quasi a voler dire: ma l’hai fatto davvero?
Questa la mano: Ivey rilancia da cutoff, Goldbuff da bottone pusha, credendo che il californiano voglia rubare da late position.I bui passano, Snap call di Ivey che mostra 8♦8♠, Goldbuff ha 6♥2♠. Sembra una mano scontata, con il Tiger Woods del Poker che parte da un qualcosa che si avvicina molto ad un 90/10, ma subito il flop rende tutto più… “interessante”: 5♣3♣2♥ e Samuel Goldbuff, partito con in mano il nulla cosmico e con la chiara intenzione di rubare, si ritrova improvvisamente con un bel straight draw. Un K♠ al turn fa sperare nel fallimento del progetto, ma incredibilmente al turn cade il 4♠. I due sono pari stack, entrambi corti e mentre Goldbuff rilancia il proprio torneo, per un azzoppato Ivey il camino è ormai compromesso. Chiuderà dopo un paio di mani all’8° posto, eliminato dal runner up dell’evento Erik Cajelais.
Una mano, questa, che ha fatto il giro dei blog di mezzo mondo e che rappresenta l’ennesima dimostrazione di quanto in questo gioco, indipendentemente dalla disciplina che si tra giocando, nulla sia mai scontato. Le statistiche aiutano a prendere decisioni, il calcolo delle probabilità ci supporta nelle strategie, la tecnica ci offre un insostituibile sostegno e il talento ci mette tutto il resto. Ma quello che non dobbiamo mai dimenticare è che anche quando rimane una sola possibilità su cento, non dobbiamo mai dare per scontato che quella possibilità non possa materializzarsi. Tutti noi appassionati di poker abbiamo un idolo, un modello cui ci piace sostenere ci ispiriamo. A volte ne imitiamo il look, gli atteggiamenti al tavolo, le giocate, così per fare i fighi. Ci piace trashtalkare come Devilfish o Tony G, renderci odiosi come Phil Hellmuth o simpaticamente spacconi come Negreanu. Tutti noi sogniamo di essere come loro, le irraggiungibili star dei tavoli verdi e allora la prossima volta che subiremo una tremenda “sculata”, non inveiamo contro l’avversario, tanto meno contro il fantomatico “server truccato” della piattaforma. Piuttosto ricordiamoci che in fin dei conti è solo un gioco e sfoderiamo una bella Ivey face.