Cosa fanno quattordici cinesi in un garage?
A rischio di diventare ripetitivo, anche questo potrebbe essere l’inizio di una vecchia barzelletta, di quelle che sentite anche cento volte, strappano sempre il sorriso.
La situazione del poker live, o poker fisico, o ancora poker non a distanza, è sempre più caotica e paradossale. Tante definizioni, nessuna regola certa. Dopo le retate e i blitz del recente passato, che più che un duro colpo al gioco d’azzardo, hanno rappresentato un inutile dispendio di soldi ed energie da parte delle forze di pubblica sicurezza, ecco un nuovo capitolo della soap “playerbusters”.
Accade un paio di giorni fa ad Empoli, nel cuore della “Toscana Felix”, quella regione che ultimamente ha visto fiorire le tante, auspicate sentenze di assoluzione per sale giochi e giocatori “beccati sul fatto”, mentre non commettevano alcun reato (almeno secondo i giudici). Un garage in pieno trasformato in un mini casinò di Macao. Tavoli da poker, fiches, dadi, e una dozzina di cinesi intenti a gamblare. Ma niente soldi. Almeno non sui tavoli o in un “fondo cassa”, che potesse rappresentare una prova dell’azzardo a scopo di lucro. Il fatto che dalle perquisizioni siano state trovate diverse centinaia di euro nelle tasche degli avventori, infatti, non può rappresentare una prova a carico. Il montepremi deve essere scoperto tutto insieme.
Per cui il risultato dell’ennesimo blitz è il seguente: quattordici fermi, quattro denunce per mancanza di permesso di soggiorno e forse (sottolineo forse) una per la proprietaria (italiana) del locale.
Possibile che la legge italiana sia così lacunosa che per sottrarvisi basti non raccogliere le poste prima di sedersi ai tavoli?