La lotta al gioco d’azzardo non conosce confini. Una guerra senza quartiere in perfetto stile “the Untouchables”, condotta dalle forze di pubblica sicurezza per scovare le bische clandestine che si annidano negli scantinati dei nostri palazzi, negli appartamenti dei nostri quartieri, nei garage e nelle cantine del centro delle nostre città. Dopo i clamorosi blitz degli ultimi anni, troppo spesso vanificati dalle sentenze di una magistratura amica delle “potenti lobby dei gestori delle sale giochi di provincia”, le autorità hanno finalmente individuato la fonte del vizio nel nostro paese. È la comunità cinese, storicamente e culturalmente dedita al gioco, e nuovo obiettivo della lotta al gioco illegale!
Solo nel mese di gennaio, oltre una mezza dozzina di retate hanno portato allo smantellamento di altrettante bische clandestine, gestite e frequentate da cinesi, molti clandestini. Empoli, Milano, Luserna (TO), sono solo i tre episodi più eclatanti, i sintomi più vistosi di questa piaga che viene dall’estremo oriente. Piccoli casinò nascosti i bella vista, in cui si gioca a poker, ai dadi, a scala 40 e addirittura a mahjong, un gioco tradizionale cinese a metà tra lo “Scarabeo” e il “Domino”.
Sarebbe stato proprio il rumore delle tessere dei mahjong, agitate dai giocatori in modo forse troppo impetuoso, e non il continuo viavai di orientali con grandi borse e valige ad aver infastidito e insospettito i vicini. In alcuni casi, infatti, la polizia avrebbe scoperto, oltre alla bisca, anche di dormitori illegali, in cui i clandestini venivano stipati in affollate camerate.
Finalmente la lotta al gioco d’azzardo ha trovato una strategia vincente. Vanificati dalla Giustizia i tentativi di demolire i club e le sale da gioco italiane, è ora di rivolgere l’attenzione a quelli per soli cinesi.
Il neoproibizionismo continua a mietere vittime. Il proliferare di circoli clandestini che arricchiscono le organizzazioni criminali e rovinano poveri malcapitati è solo un necessario effetto collaterale. Meglio creare un nuovo nemico pubblico, qualcosa di sensazionale e propagandistico, come le massicce operazioni di caccia allo scontrino dello scorso anno (a proposito, è tutto finito nel dimenticatoio, oppure i controlli della GdF sono stati risolutivi!?).
L’unica consolazione è che anche il proibizionismo americano, quello che contribuì alla nascita di miti come Al Capone e Lucky Luciano, ebbe una fine. Una fine che coincise con il declino delle famiglie mafiose italiane e irlandesi, e la nascita di Las Vegas.