Uno degli sport preferiti di noi italiani, è criticare tutto ciò che è nostrano. Non una sana autocritica, ma un gratuita, continua denigrazione di ciò che avviene in casa nostra. Certo spesso non andiamo troppo lontani dalla realtà dei fatti. Ad esempio quando parliamo male dei politici, degli scandali finanziari, del calcioscommesse. Eppure il nostro atteggiamento raramente si rivela propositivo. Sparliamo per il semplice guasto di farlo, avvalendoci di infallibili modelli di paragone per avvalorare le nostre tesi. Uno dei più gettonati è la Germania, che negli ultimi anni ha soppiantato addirittura gli Stati Uniti, storico archetipo di riferimento. L’economia non va bene? Facciamo come fanno in Germania! La politica è corrotta? In Germania i politici si dimettono per una bolletta pagata in ritardo! Gli stipendi sono bassi? Quelli dei tedeschi sono di gran lunga più alti. Tutto ciò che è Made in Germany, è invidiabile. Forse per la maggior parte degli esempi tirati in ballo ciò è vero, ma spesso si tende a generalizzare e a idealizzare. Solo nell’ultima settimana, due notizie hanno rischiato di pesare come un macigno sull’immagine dei nostri teutonici vicini, proprio su due terreni di gioco molto… sensibili.
Verso la fine di gennaio un rapporto dell’Onu (direi quindi piuttosto attendibile) aveva lanciato l’allarme sul riciclaggio di soldi sporchi attraverso siti di gioco. Una flusso enorme di capitali che supera i 2miliardi di dollari ogni anno e che, secondo l’Ufficio Federale di Polizia Criminale tedesco (il BKA), sfrutta la falla trovata dall’inadeguata normativa tedesca in materia di gaming e scommesse online. I siti di della Grande Germania, quindi, sarebbero il fulcro di questi fiumi di dollari provenienti da Russia, Italia, Ucraina, la grande lavanderia di soldi sporchi, da ripulire e reimmettere sul mercato, dopo aver fatto perdere ogni traccia della loro provenienza.
Secondo macigno, incredibile a credersi, il calcioscommesse. Dallo scandalo dell’80, dimenticato grazie alla vittoria ai mondiali dell’82, fino alla più recente “calciopoli”, terminata con un’altra vittoria mondiale, noi italiani siamo sempre stati ritratti (non proprio a torto), come degli imbroglioni, truccatori di partite e corruttori di arbitri. Eppure una notizia degli ultimi giorni vede ancora la Germania come centro nevralgico di un’immensa organizzazione criminale con “filiali” in mezza Europa. Centinaia le segnalazioni di combine che hanno avuto un riscontro (circa 380 in Europa, oltre 400 in tutto il mondo), 150 le partite per cui esistono prove certe di un illecito, per un totale di oltre 8milioni di euro di incassi e 2 di “mazzette”, che hanno alimentato la corruzione a tutti i livelli: dai calciatori, ai dirigenti, agli arbitri. Dai campionati europei alla Champions League, alle amichevoli internazionali, ma anche i tornei di Africa, Asia e Centro e Sud America che, secondo il capo dell’Europol Rob Wainwright, descrive “un’attività di match truccati ad un livello mai visto prima…” e che “rappresenta un grosso problema per l’integrità del calcio in Europa”.
L’Italia sembra perdere un altro primato a vantaggio della Germania… ma stavolta speriamo che nessuno se ne rammarichi.