La tappa di Kranjska Gora è finita da neanche quattro giorni, ma l’eco delle polemiche tarda a dissolversi. Già al casinò avevamo dovuto, nostro malgrado, smentire un articolo in cui ci si accusava di aver impedito l’esposizione di alcune patch sulle divise. Per fortuna la disponibilità dei giocatori coinvolti nella diatriba e il lungo rapporto che a loro ci lega, permisero, nel volgere di un paio d’ore, di risolvere quello che si rivelò (o diplomaticamente si preferì ritenere) un semplice malinteso. In nome di una profonda amicizia e stima reciproca, sorvolammo sulle possibili strumentalizzazioni, onde smorzare i toni di una discussione sterile e infondata, frutto semplicemente di un comprensibile momento di tensione.
Credevamo (e speravamo) che il contenzioso potesse ritenersi chiuso, ma oggi leggiamo un articolo che pare vada nella direzione opposta, e di cui riportiamo il link per non ritornare pleonasticamente sull’episodio. Lungi dal voler cedere alle provocazioni, ci sentiamo però in dovere di chiarire quanto dichiarato, in principal modo perché le accuse provengono da un giocatore che proprio il giorno prima aveva contribuito in modo determinante a chiarire la questione “patch discriminate”.
Non entriamo nel merito del regolamento, anche se saremmo curiosi di conoscere i dettagli dell’accaduto. Ad esempio se l’azione di mettere la chip del bounty e il call siano davvero avvenuti in due tempi, o se invece il margine tra l’una e l’altro sia stato talmente irrisorio da poter essere considerati contemporanei. Vorremmo anche sapere quale motivazione abbia addotto il floorman per giustificare la sua decisione e se davvero l’UTG avrebbe foldato in caso di “all-in d’ufficio” dell’oppo. Atteggiamento, tra l’altro, profondamente scorretto nel caso in cui la dichiarazione fosse stata fatta prima della decisione della direzione di gara, assolutamente irrilevante se fatta a mano terminata, dal momento che raramente i giocatori di poker dicono la verità.
Su tutto ciò resterà sempre un forte dubbio, ma su una cosa possiamo rispondere in modo diretto e certo. La responsabilità della direzione del torneo è prerogativa del casinò e non dell’organizzazione del People’s Poker Tour. Ogni decisione, ogni scelta, ogni sanzione, viene stabilita dai floormen e dai dealer del casinò in piena autonomia, senza che noi possiamo in alcun modo intervenire. Per cui, ricordando che la nostra assenza era giustificata dal fatto che nell’Arena si stavano vivendo momenti cruciali per il main event, ribadiamo che se anche fossimo stati chiamati in causa, nulla avremmo potuto fare in ogni caso. Già, “se anche fossimo stati chiamati in causa”. Perché noi, di questo episodio, siamo venuti a conoscenza solo attraverso questo articolo, mentre sarebbe stato lecito aspettarsi, soprattutto considerando chi ha coinvolto, un chiarimento in loco, nel rispetto del rapporto che ci lega. Questo articolo ferisce le persone che, al di là delle logiche aziendali e delle recenti vicissitudini che possono aver incrinato alcuni rapporti, lavorano duramente perché al People’s Poker Tour tutti si sentano a casa. Non ci siamo mai sottratti ad un franco confronto, mai tirati indietro di fronte ad una richiesta d’aiuto, convinti che chi vuol davvero chiarire lo fa subito. Chi aspetta, vuol solo fare polemiche. Noi attendiamo fiduciosi la smentita, anzi: un amichevole Chiari… mento.