In questi giorni a Bruxelles si sta tenendo un’importante incontro dal titolo “Verso il gioco d’azzardo on-line sicuro e regolamentato: utopia o realtà?”. Promotore della conferenza, il CESE (Comitato Economico e Sociale Europeo), che in questa occasione ha annunciato la pubblicazione del proprio parere in merito alla Comunicazione della Commissione sul mercato del gioco d’azzardo on-line.
Tra i vari temi discussi, molti dei quali prevedibilmente retorici e noiosi, che girano intorno a sterili numeri e dichiarazioni di intenti, spicca l’intervento di Luigi Magistro. In una situazione di chiarezza e cooperazione, la posizione del Vicedirettore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli risulterebbe probabilmente superflua, ma a volte le cose più scontate possono servire a mettere ordine: prima di agire in qualunque direzione, è necessario definire cosa sia il gioco illegale!
Secondo Magistro “è illegale il gioco offerto da un operatore privo della licenza italiana”. “Possiamo cooperare, lavorare quanto vogliamo sull’individuazione di misure minime comuni, sulla prevenzione delle frodi, e via dicendo, ma se non tentiamo almeno di arginare tutto quel mondo che sfugge a qualsiasi regola, rischiamo di fallire proprio in quella che è la nostra principale missione, ovvero la protezione dei consumatori”.
Già, i consumatori. Spesso si perde di vista che i consumatori, giocatori, utenti o in qualunque altro modo preferiamo chiamarli, sono il fulcro di questo settore. Soprattutto quando si parla di gioco online, il rischio di spersonalizzare il giocatore, trasformandolo da essere umano in anonimo utente finale, diventa reale e pericoloso. Sia da parte degli Operatori, che dello Stato. La necessità di tutelare la clientela spesso cede il passo alla irrefrenabile voglia dei governi di trovare il modo più rapido ed efficace di speculare, guadagnare, prelevare tramite nuove tasse e regimi fiscali sempre più oppressivi. Una posizione, questa, che pare condivisa dallo stesso Luigi Magistro, che mette in guardia dal falso mito secondo cui “regolamentando il gioco on-line… si possano risolvere i problemi di bilancio dello Stato”.
In Italia solo poco più del 2% delle entrate fiscali derivanti dal settore del gioco proviene dall’online. Tutto il resto viene prelevato da lotterie e slot, i così detti “giochi offline”. È dunque sbagliato enfatizzare troppo l’importanza delle entrate fiscali nel gioco on-line? La posizione del Vicedirettore sembra chiara: “Lo ribadisco, il gioco on-line genera entrate solo marginali, e in ogni caso non è e non può essere questo l’obiettivo della regolamentazione”. E allora perché accanirsi in questo senso? Perché andare a spremere un reparto che, sebbene florido, non solo non può rappresentare una soluzione ai problemi economici del nostro Paese, ma provocherebbe effetti dannosi per i consumatori/giocatori?
Negli ultimi vent’anni, attraverso un “approccio graduale, con una progressiva regolamentazione dei giochi”, si è riusciti a dirottare la quasi totalità dei giocatori dai siti illegali, verso quelli legali, autorizzati ad operare sul territorio nazionale. Rendere meno competitive le società concessionarie, significherebbe esporle ad una concorrenza sleale e provocherebbe un ritorno dei giocatori verso quelle piattaforme che, a fronte di un’offerta più allettante, non offrono alcuna garanzia di legalità, sicurezza e onestà.
“L’obiettivo della regolamentazione non può che essere quello della tutela dei consumatori, e non certo quello di conseguire maggiori entrate”, sottolinea Magistro. Noi speriamo che la sua voce non rimanga inascoltata e guardiamo al futuro con maggiore ottimismo, sapendo che non tutte le “autorità” agiscono con l’unico obiettivo di far cassa a tutti i costi.