Non è il titolo di un film tratto da un libro di Moccia, ma un’iniziativa promossa dalla Regione Lazio e l’Associazione CODICI (Centro per i Diritti del Cittadino), un progetto “rivolto ai ragazzi in età scolastica e finalizzato a far conoscere le caratteristiche del gioco compulsivo e d’azzardo, sia legale che illegale”. Oggi, in una conferenza stampa nella Capitale, sono stati resi i primi dati dello studio, condotto su un campione di 500 ragazzi di età compresa tre i 10 e i 16 anni. Al di là di numeri e percentuali, il risultato più evidente emerso è che i minori italiani non ritengono il gioco un comportamento socialmente deprecabile. Circa 8 ragazzi su 10 ha giocato almeno una volta nella vita, di questi la maggior parte sono maschi (com’era facile immaginare) e frequenta le scuole superiori. Si gioca per vincere. Vincere soldi.
Ok, la maggior parte dei minorenni gioca o ha giocato. Questo è un dato. Non c’è da sorprendersi, visto il proliferare di siti internet ricchi di allettanti offerte, seducenti giochini che promettono di ricoprirti di monete d’oro. Poker, roulette, bingo, slot. Chi più ne ha più ne metta. Luci abbaglianti e colori sgargianti e, magari, signorine apparentemente compiacenti che plagiano le menti dei nostri figli.
E invece no. I ragazzi italiani tra i 10 e i 16 anni non giocano online. E neanche alle tanto temute vlt installate nei bar. La loro preferenza è per il fantacalcio, le scommesse sportive (non online) e i gratta e vinci. Soprattutto le “femminucce” sono attratte dalle lotterie istantanee, che tappezzano non solo le aree riservate al lotto dei tabaccai (in cui neanche potrebbero accedere), ma ormai anche supermercati e Autogrill e uffici postali e che monopolizzano gran parte degli spazi pubblicitari delle reti nazionali.
Un’ennesima dimostrazione di quanto le campagne a tutela dei minori e contro le “lobby del gioco”, i circoli privati riservati agli amanti del poker sportivo, il gioco online (legale e certificato) siano state non solo strumentali (dopo il voto delle ultime elezioni sembra che le ludopatie siano scomparse dall’agenda morale dei nostri politici), ma addirittura miravano all’obiettivo sbagliato.
C’è da chiedersi, a questo punto, se ciò sia avvenuto per incompetenza, superficialità, una eccesso di foga dettato da tanti buoni propositi ma dal risultato farraginoso.
Perché scoprire che fino ad oggi qualcuno ha tentato di demonizzare e demolire le aziende private solo per distogliere l’attenzione dal gioco d’azzardo proposto dello Stato monopolista, sarebbe molto grave.