Conservatori Social Riformatori. Ammetto la mia ignoranza, ma l’esistenza questo movimento mi suona nuova. Tranquilli, in questo blog non si è mai parlato di politica e continueremo a non farlo. Almeno fino a quando la politica non si intreccia con il mondo del gioco.
Purtroppo o per fortuna, però, ciò non accade di rado. Torniamo allora al movimento di Conservatori Riformatori, senza ironizzare sull’ossimoro espresso dal suo nome, sull’evidente richiamo nostalgico del simbolo, sul populistico appellativo “Social”, inserito come chiave di volta tra i due inconciliabili attributi e che tanto ricorda un altro “Movimento”. Parliamo dell’eurodeputato Cristiana Muscardini, che in un’accorata lettera alla compagna di coalizione (pardon, camerata…), l’Assessore al Territorio, Urbanistica e Difesa della giunta Maroni, Viviana Beccalossi (Fratelli d’ Italia), esorta la collega affinché “La Regione Lombardia diventi capofila nella lotta alla ludopatia”. Forse l’onorevole Muscardini non sa che la Lombardia è già l’avanguardia della lotta al gioco d’azzardo, ludopatico, compulsivo ecc., e ha anche trovato un paio di soluzioni al problema: la riapertura del Casinò di San Pellegrino e la messa la bando del burraco nei centri per anziani.
Ma la soluzione dell’europarlamentare piemontese è ancor più rivoluzionaria e risolutiva: basterebbe mettere d’accordo i partiti su una nuova legge e, per il gioco d’azzardo on line, prevedere l’obbligo dell’inserimento del codice fiscale.
Per la prima: legge elettorale, finanziamento pubblico, lotta all’evasione hanno già dimostrato quali straordinari risultati si siano ottenuti, quando tutti i partiti sono d’accordo (soprattutto in campagna elettorale).
Sulla seconda: a meno che non intenda installare lettori di carte su tutti i pc, compresi quelli di casa, si dovrebbe informare l’onorevole che l’inserimento del codice fiscale è già previsto come conditio sine qua non, anche solo per l’iscrizione ad un sito di gaming online. Se un minore riesce giocare d’azzardo su internet, vuol dire che ha avuto accesso a documenti, dati bancari, carte di credito di un genitore.
È giusto, anzi sacrosanto chiedere e pretendere che lo Stato faccia lo Stato, ma è altrettanto giusto che ci siano degli ambiti in la famiglia debba agire autonomamente e responsabilmente.