Chi di noi, almeno una volta nella vita, di fronte alla notifica di un’imposta non dovuta o di una multa già pagata, al momento del reclamo non si è mai sentito rispondere “lei cominci a pagare, poi chieda un rimborso”? Un classico esempio del modus operandi della burocrazia, del sistema tributario italiano, solerte nel momento in cui deve riscuotere, pigro fino allo sfinimento (del contribuente naturalmente) quando si tratta di rimediare ad un proprio errore. Quel tipo di atteggiamento che spinge i nostri governi a tentare di spremere il più possibile i settori maggiormente produttivi, come se lo Stato avesse il diritto di sciacallare sul lavoro, l’impegno, il successo di cittadini e aziende imprenditorialmente abili e virtuosi. Ogni volta che qualcuno si inventa un modo per far soldi, che un imprenditore riesce ad avere successo grazia alle proprie idee, che un settore produttivo emerge dall’anonimato e dalla mediocrità dell’economia del XXI secolo, ecco scattare “la decima sul raccolto”. In questi ultimi tempi si sta facendo un gran parlare dell’inasprimento del famigerato e temutissimo PREU (prelievo erariale unico), un’imposta sul gioco che rischia di asfissiare un’industria che, comunque la si pensi, dà lavoro a oltre 250mila italiani. Una tassa buona e compassionevole, oserei dire “santa”, perché finalizzata a dissuadere i cittadini da un brutto vizio!
Ma il mondo, si sa, tende a mantenere certi equilibri cosmici. Così, per un Paese in cui lo Stato non solo non si scorda mai di una scadenza fiscale, ma addirittura ha inventato “l’anticipo dell’IVA”, ce n’è uno che ha dimenticato per anni di incassare un tributo. Stiamo parlando dell’Uruguay, in cui per 70 anni il governo (ma sarebbe più corretto dire “i governi”, si sono dimenticati di riscuotere una tassa imposta ai Casinò, un prelievo pari al 10%, destinato alla lotta contro la tubercolosi. Oggi si cerca di correre ai ripari, con il ministro dell’economia che promette di studiare il modo di recuperare il dovuto, inserendo una legge ad hoc nella nuova normativa sul gioco online.
Immaginate la scena: un esattore delle tasse va a bussare alla porta di un Casinò, si fa chiamare il titolare e annuncia serafico: “Cortesemente, lei ci dovrebbe il 10% degli incassi degli ultimi 70 anni, vorrebbe mettere una firmetta qui? Non è per me, ma per i malati di tubercolosi del secolo scorso. È tanto che stanno aspettando.”
Ma forse è proprio questo il motivo di tale dimenticanza: i beneficiari della tassa. Forse l’Uruguay non è poi tanto diversa dall’Italia. In fin dei conti, ogni mondo è paese e questa storia ricorda molto quella dei fondi per la ricostruzione dell’Abruzzo, con la piccola, trascurabile differenza che questi ultimi sono stati prelevati, incassati, ma mai consegnati ai beneficiari.