Nella sezione “Economia” del sito dello Sportello dei Diritti, ieri è comparso un articolo che apriva così: La notizia […] può far sorridere ma nasconde anche un meccanismo premiale che potrebbe incentivare i consumatori e gli utenti finali a pretendere lo scontrino fiscale all’atto di ogni acquisto e comportare un importante strumento nella lotta al fenomeno (dell’evasione fiscale, ndr) da parte dello Stato.
Sorvolando sull’ottimistico uso del verbo servile, cerchiamo di trattenere facili, sardonici sorrisi, ma anche ancor più facili entusiastici plausi.
Con una cadenza straordinariamente regolare, il problema del gioco d’azzardo torna in voga negli ambienti istituzionali, nei circoli dei benpensanti, tra le associazioni dei consumatori. Più l’onda monta, più le sparano grosse. L’ostinata ricerca di soluzioni alternative e originali, però, spesso induce a spararle un po’ a caso. Sto parlando della proposta di legare gli scontrini fiscali ad un circuito di lotterie, così da incentivare i clienti a pretenderne l’emissione da parte dell’esercente.
Personalmente ho sempre sostenuto che l’unica soluzione al dilagare del fenomeno del gioco patologico fosse l’educazione. Insegnare ai cittadini, partendo dai più piccoli, che il gioco è solo un divertimento, è un processo lungo e oneroso, che richiede un grande impegno da parte delle famiglie, delle istituzioni, della società tutta. Ma è anche l’unico che porterebbe a risultati concreti e duraturi. Lo stesso vale per il problema dell’evasione fiscale. L’emissione dello scontrino o della fattura deve essere percepita come un comportamento normale, non come una gentile concessione con uno scopo lucrativo, o un evento straordinario che regala la possibilità di partecipare ad una lotteria.
Sono cresciuto nutrendomi del kantiano principio del “dovere per il dovere”.
Se un cane impara ad eseguire un nostro comando, gli diamo un biscotto. Un che cavallo impara a saltare un ostacolo, riceve uno zuccherino. Così imparano che ogni qual volta eseguono il nostro ordine, riceveranno una ricompensa. Se un bambino porta a casa una buona pagella, non dovrebbe essere premiato con un regalo, ma imparare che il premio più grande è la consapevolezza di aver compiuto il proprio dovere.
La proposta dello Sportello dei Consumatori presuppone che il malcostume, la piaga dell’evasione fiscale venga combattuta “ammaestrando” i cittadini come il cane di Pavlov, basandosi sui riflessi condizionati e non sull’educazione morale. Il giorno in cui toglieremo la gratificazione, probabilmente torneremo a non chiedere più lo scontrino, perché non ci sarebbe più alcun tornaconto personale.
Si rischierebbe inoltre far passare un messaggio ancor più pericoloso, giustificando un facile, istintivo sillogismo: se chiedere lo scontrino è giusto e ciò mi permette anche di partecipare ad una lotteria, allora giocare alle lotterie è giusto.
Abbinare lo scontrino ad un’estrazione a premi può essere un’efficace strumento di marketing, ma niente di più.
Giocare deve essere una libera scelta, della quale dobbiamo conoscere pro e contro. Pagare le tasse invece è un dovere: non bisogna farlo per essere premiati, anto meno per paura di essere puniti.