Amici appassionati,
due giorni fa è stato assegnato il braccialetto WSOP più importante dell’anno, quello del Main Event 2013, al giovanissimo Ryan Riess. Il ventitreenne originario del Michigan, trasferitosi in pianta stabile a Las Vegas proprio per giocare da professionista, ha battuto in un heads up durato 90 mani un altro abitante della Sin City, Jay Farber, il quale è, invece, un esperto di locali notturni, considerato che si occupa dell’accoglienza dei VIP in diversi locali della Strip.
Sicuramente è stata una tre giorni incredibile per questi due giocatori, come per tutti gli altri che hanno sperato di arrivare all’agognato braccialetto, salvo poi doversi fermare nelle posizioni più basse del podio.
Chi si fosse perso il tavolo finale ed è alla ricerca di una cronistoria abbastanza dettagliata, può cliccare sulle due immagini qui sotto:
Io, invece, vorrei soffermarmi su un aspetto che abbiamo trattato di recente, quando il Fisco è andato a bussare alla porta di Roby S (clicca qui per l’articolo sulla prima cartella esattoriale da lui ricevuta e qui per quello sulla seconda cartella, ricevuta una settimana dopo). I nove finalisti del Main Event WSOP hanno vinto tanti soldini. Ma quanti di questi soldi resterà davvero nelle loro tasche?? Un articolo di pokernews.com di questa mattina ce lo svelava:
Come potrete notare, c’è un solo giocatore che potrà contare sull’intera cifra, il francese Sylvain Loosli, in quanto residente nel Regno Unito, dove vige un regime fiscale che prevede l’esenzione fiscale per le vincite al gioco realizzate da giocatori professionisti residenti in terra britannica. Per gli altri otto finalisti, invece, possiamo vedere un’imposizione fiscale piuttosto pesante che ridurrà i 23 milioni di dollari vinti complessivamente da questi otto in circa 13 milioni e mezzo di dollari. Ognuno potrebbe dire “poco male, gli restano sempre un sacco di soldi!”. Sì, forse in questo caso potrei darvi ragione. Credo, però, che se aveste letto quella news di ieri nella quale il gambler Dan Bilzerian si dichiarava raggiante per aver pagato il 20% del buy-in di Jay Farber, ovvero per essersi aggiudicato di più di 1 milione di dollari senza aver fatto nulla, forse l’interrogativo sarebbe sorto anche a voi! O forse ci avete sempre pensato, chiedendovi se il giocatore italiano che tre anni fa si è seduto a quel tavolo, Filippo Candio, avesse qualche sponsor o se, comunque, avesse venduto un po’ di quote del suo torneo. Sappiamo bene, infatti, che è molto comune la ricerca di finanziatori quando ci si approccia a tornei dai buy-in più elevati.
Riportando la questione a cifre più “normali”, ritengo che sia un fattore da non sottovalutare, in quanto ci si potrebbe ritrovare di fronte a grossi problemi al momento di dover pagare le tasse, dovendo tener conto anche del fatto che potrebbe venir meno l’onorabilità dei “soci” in affari, qualora non vi fosse traccia degli accordi precedentemente presi. A questo si aggiunge quanto già detto negli articoli citati in precedenza, ovvero tutte quelle situazioni in cui si è arrivati a premio in un torneo, ma le cifre sono davvero risibili se rapportate al costo di ingresso del torneo stesso e ai costi sostenuti per la trasferta.
Ancora una volta, insomma, dalla celebrazione dell’evento più bello, più spettacolare e importante dell’anno, ci siamo ritrovati… a fare i conti col Fisco! Ancora una volta, ribadisco che è sempre più forte la necessità di una regolamentazione della professione del giocatore di Poker, che possa dare nuova linfa ad un settore che tanti continuano ad additare, fermando il proprio orizzonte alla punta del proprio indice.
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if 🙂