ROMA – Microgame è interessata ad uno sviluppo internazionale ma solo «quando sarà in grado di replicare all’estero alcuni elementi del nostro modello vincente italiano». Lo ha detto il CEO Marco Castaldo, nel corso di un panel sui mercati internazionali durante “Betting on Sports Europe” digital, evento organizzato da Sbc. Per Microgame, una partnership di successo inizia sempre dalla capacità di offrire «un servizio completo, sia dal punto di vista del business che della compliance. Gli operatori ormai devono ottimizzare l’esperienza di gioco complessiva del proprio cliente e per fare questo hanno bisogno di strumenti trasversali ai vari verticali di gioco. Assemblare una offerta vincente dai singoli mattoni richiede risorse, esperienza, e tempo che stringe sempre di più se si vogliono cogliere le opportunità di mercato. Inoltre, in un mercato regolamentato, devi dare supporto a 360 gradi: sulla tecnologia, sul prodotto, sulle pratiche amministrative, sulla compliance in generale. Un servizio complesso, che Microgame fornisce regolarmente ai suoi clienti italiani». Varie le tematiche affrontate nel corso del confronto incentrato sul tema della frammentazione dei mercati in via di una sempre più rigorosa regolamentazione, e il suo impatto sulle strategie dei fornitori B2B.
Castaldo ha sottolineato che «quando in mercato viene regolamentato il gioco online, il settore B2B si trova di fronte a due categorie di clienti potenziali. Gli operatori internazionali e i player locali che vogliono entrare. Per un fornitore B2B, il potenziale dei primi è limitato, se si tratta di operatori già presenti con una offerta “pre-legale” sono già “attrezzati”, per chi vuole entrare da zero la storia dimostra che le probabilità di successo sono basse. Rimangono i player locali, tipicamente i leader del gioco fisico o di altri settori in qualche modo affini. Questi ultimi, se ben posizionati possono avere successo ma ciò necessita una forma di partnership nella quale il provider B2B deve essere pronto a fornire un servizio completo in outsourcing, una piattaforma completa e anche i verticali di gioco, ma non solo. È necessario un supporto strategico e di sviluppo per chi si affaccia mercato ma non ha le competenze». Esaminando la frammentazione dei mercati, Castaldo ha affermato poi che «se il provider deve fornire non solo dati o feed o qualche gioco, ma un servizio completo, è dunque obbligato ad avere rilevanti risorse locali dedicate alle singole giurisdizioni. Questo vuol dire tecnologie adattate alle esigenze dei singoli mercati, risorse locali e esperienza. I fornitori cresciuti nel “com” che sono abituati a centralizzare tecnologia e risorse dovranno adattare il loro modello, e non è facile». Anche dal punto di vista della compliance deve cambiare l’ottica. «In Italia non esistono licenze B2B e la responsabilità è del concessario, al quale i fornitori B2B devono garantire il rispetto delle norme. I fornitori nel .com hanno tipicamente una licenza “formale” in una giurisdizione di comodo e si devono poi preoccupare che qualche loro cliente non li metta nei guai, ma è un sistema paradossale. Noi forniamo servizi solo a concessionari di mercati regolamentati e ci preoccupiamo di dare servizi a norma, è la nostra scelta strategica». Semaforo rosso, infine, per una possibile armonizzazione del gioco in Europa: «Sarà difficile o impossibile ottenerla, almeno per molti anni. L’approccio cambia da paese a paese e i governi sono giustamente gelosi delle loro prerogative sul controllo del gioco e in campo fiscale» ha concluso il CEO di Microgame.