ROMA – “Il trend positivo dei casinò – in crescita da otto anni – difficilmente si invertirà. C’è stata una grande accelerazione. In Italia la penetrazione del gioco online è stata molto lenta, al di sotto della media europea, ora – anche per motivi contingenti – stiamo recuperando”. Così Marco Castaldo, CEO Microgame, intervenuto a SBC Digital Italy. “La pandemia ha giocato un ruolo centrale nel cambiamento. Dal mio punto di vista, la chiusura dei punti fisici ha avuto un ruolo nell’aumento dell’online, in particolare nelle scommesse. C’è una grande differenza di effetti tra la prima e la seconda ondata. Nella prima ondata il tempo passato a giocare online era maggiore, perché era tutto chiuso. Tra la prima e la seconda ondata gli operatori hanno lavorato tanto per convertire più clienti possibili all’online, con una strategia orientata al multichannel, in previsione di una seconda ondata. C’è stata un’esplosione a ottobre con un effetto totalmente diverso rispetto a quello della prima ondata. Nella seconda ondata c’è stata una grande quantità di clienti che è passata all’online per quanto riguarda le scommesse. Questo passaggio è importante, perché quando i centri fisici riapriranno, molti clienti torneranno a giocare lì, mentre altri rimarranno online. La conversione si avrà maggiormente nelle scommesse, secondo la mia opinione”.
Castaldo ha poi parlato delle prospettive del settore poker, anch’esso in crescita nel 2020 fino a superare i 200 mln di GGR: “I dati sono positivi e può sembrare una rinascita, ma non penso che lo sarà realmente. Sarà una cosa temporanea, anche se per me il poker non è mai morto. È un modo per divertirsi, non per fare soldi. Dal lato dell’industria, gli operatori lo usano soprattutto per il cross-selling e quindi da traino anche per altri prodotti. C’è un grande numero di giocatori che vuole divertirsi, avere una bella esperienza. Per me l’idea che ci sia il bisogno di grandi cifre – sia in termini di ricavi dell’industria che di vincite per i giocatori – è sbagliata. L’esperienza della pandemia dimostra che la gente vuole intrattenimento”.