Dalle statistiche alla psicologia, che meraviglia il Poker!

Dalle statistiche alla psicologia, che meraviglia il Poker!

Amici giocatori,

lo spunto per questa riflessione me lo ha dato questa mano postata dall’amico Luca Moschitta, che vi invito a guardare prima di continuare:

 

 

Chi mi conosce bene sa che non ho intenzione di soffermarmi sulla valutazione della mano, anche perché – considerato che io sono in prevalenza solo un “osservatore speciale” – ritengo vi siano giocatori molto più esperti di me a poterlo fare, tra cui lo stesso Luca, indiscusso campione.

 

Piuttosto, quello che mi piace studiare in queste mani, è proprio l’aspetto psicologico che coinvolge i giocatori al tavolo. Nello specifico, trovo affascinante inerpicarsi tra i livelli di pensiero dei giocatori coinvolti: una mano in cui i due players si ritrovano al flop, con Merson che punta – in semibluff, con un progetto di bilaterale – trovando il call di Schwarmann, messo solo poco meglio (ma comunque avanti). L’azione si ripete al Turn, quando Merson passa in vantaggio, avendo trovato la coppia di 5. Solo al river – con la sua “bottom pair” – Merson decide di fare “check”, aspettando la mossa dell’avversario. Schwarmann, a quel punto, convinto di aver costruito bene il suo bluff, punta meno del 40% del Pot, per far credere all’avversario di essere avanti. Ma Merson fa quasi un istant call, aggiudicandosi il piatto (con Shwarmann che “mucka” direttamente le sue carte, ndr).

 

Perché trovo affascinante tutto questo? Perché nel Poker non contano solo le fredde statistiche! Piuttosto, è fondamentale riuscire a capire a quale livello di pensiero sta ragionando il tuo avversario. E allora proviamoci:

 

Schwarmann, pensando di aver dimostrato forza con i due “call” precedenti, ha puntato 67.000 chips su un un pot da 178.000 (quasi il 38% del piatto), per trasmettere all’avversario un messaggio di forza. Provo ad interpretare il suo pensiero: “Se puntassi troppo, considerata l’esperienza del mio avversario, potrei indurlo più facilmente a pensare che sto bluffando… allora punto poco per dimostrare che ho il punto”. Credo che, più o meno, potrebbe essere stato questo il suo pensiero.

 

Merson, probabilmente, dopo aver provato a far desistere il suo avversario nelle due “strade” precedenti, pur facendo “check” al river aveva già deciso l’importo massimo per il quale sarebbe stato disposto a chiamare per vedere le carte dell’avversario o, ancor meglio, per aggiudicarsi il piatto. Quale può essere stato il suo pensiero, per arrivare a questa definizione? Ci provo anche in questo caso: “Perché (il mio avversario) ha fatto call su Flop e Turn? Aveva la Top Pair con un buon kicker? Aveva settato? O aveva un progetto anche lui e lo ha bucato completamente? Beh, vista la sua azione fino ad ora credo avesse anche lui un progetto, ma non posso rischiare un rilancio sulla mia terza bet… così, se non punterà troppo, opterò per il call, che potrebbe farmi aggiudicare un bel piatto o, almeno, mi rivelerà qualcos’altro del suo gioco”.

 

Ovviamente, non posso sapere se siano stati proprio questi i metagame, ovvero i livelli di pensiero dei due giocatori, ma ho provato ad immedesimarmi in loro, proprio come faccio in ogni evento live che ho la fortuna di commentare proprio da lì, accanto ai tavoli.

 

Spesso, per esigenze di tempo, nelle sintesi dei tavoli finali sono selezionate solo le mani più significative: purtroppo mi sento di dire che proprio la sintesi toglie fascino alle dinamiche psicologiche che si creano su un tavolo live di Poker. Se è vero, infatti, che ai fini dello spettacolo potrebbe sembrare noioso assistere per mezz’ora ai rilanci di un chipleader che non permette agli altri player al tavolo di esprimere il proprio gioco, è altrettanto vero che proprio da queste dinamiche si riescono ad apprezzare le similitudini tra il Poker e la vita reale che mi hanno fatto amare da subito questo meraviglioso gioco: l’aggressività di chi può contare sul suo vantaggio, piuttosto che la calma e la determinazione di chi è sicuro delle proprie capacità o, ancora, la caparbietà di chi non vuole arrendersi.

 

Spero di non avervi annoiato con queste mie elucubrazioni ma che, piuttosto, abbiate valutato bene quale possa essere il mio livello di pensiero… e siate pronti a rilanciare con altrettanta passione, perché We All Love This Game!

 

if   🙂

 

 

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