Cesare Antonini, in vista del PPTour gli abbiamo chiesto lo stato di salute del poker live

Cesare Antonini, in vista del PPTour gli abbiamo chiesto lo stato di salute del poker live

CAntoniniCesare Antonini di Gioconews.it, firma nota quanto acuta del panorama informativo dedicato al gaming, è uno di quei giornalisti che, anche grazie all’uso sapiente dell’ironia, riesce sempre ad osservare le dinamiche con discrezione e profondità.
Proprio approfittando della sua visuale privilegiata, un orizzonte che spazia da Las Vegas ai circoli più periferici, abbiamo sollecitato il tratteggio di un breve quadro d’insieme sul mondo del poker live, ovviamente in vista dell’imminente start del People’s Poker Tour.

Che ne pensi delle modifiche che caratterizzeranno la prossima tappa del PPTour: il buy-in a 550, ti piace?
“Io credo che la scelta sia in linea con le esigenze del mercato italiano. Ormai tutti i player, dalla fascia top a quelli meno reg dei live, opzionano le proprie trasferte in ragione della concreta sostenibilità dei costi. Il buy-in resta il primo elemento preso in esame, ovviamente insieme alle possibilità di accedere ad un montepremi interessante e ad una struttura giocabile. Dunque, al netto degli elementi che caratterizzano il PPTour, quella di abbassare il buy-in mi sembra un’iniziativa intelligente. Il mercato del live può essere favorito da idee capaci di sostenerne il trend”.

Ma come lo vedi il poker live?
“In assoluta controtendenza rispetto all’online. Per il poker in versione web assistiamo ad una contrazione: il caso del network People’s che recentemente si è rafforzato, anche grazie al lavoro di Maurizio Guerra, è una singolarità fuori contesto! L’online soffre per tante ragioni, dalla ridotta liquidità all’impazzimento dell’offerta, mentre in giro c’è sempre più voglia di emozioni dal vivo, confronti e gioco live, il suono delle chips piuttosto che la tastiera del pc. Sul live intravedo un mercato floridissimo, forse anche troppo. Pensiamo ad esempio ai mesi estivi: non ci sono stati weekend senza tornei e senza sovrapposizioni di date anche in location vicine. Pensate a qualche anno fa quando, dopo le Wsop ad agosto ci si fermava totalmente per riprendere poi a Barcellona per la nuova stagione. Insomma non ci sono più le mezze stagioni neanche nel poker”.

Cosa servirebbe per assecondare questa tendenza, e come può il live incidere sull’online?
“Ormai lo diciamo da tempo, anche perché si tratta di un’esigenza inevasa, ma in assenza di una regolamentazione che assicuri regole certe anche un possibile asset strategico come il live, rischia di asciugare le sue potenzialità. Purtroppo continuiamo a parlare della regolamentazione di questo mercato quasi fosse un’utopia: sul gioco, in maniera assolutamente bipartisan, si fa tanta demagogia e pochi fatti. Ho l’amara impressione che tutte le forze politiche siano pronte a sfruttare questo settore ma nessuno voglia fornire una reale prospettiva.
Per quanto riguarda la possibilità di traino dell’online da parte delle manifestazioni live, non ho dubbi che ci siano grandi potenzialità inespresse. Basterebbe agganciare una card al conto gioco, dando a ciascun player l’opportunità di mixare le esperienze live alle partite online: in questa maniera il titolare potrebbe scegliere se approcciare ad un torneo domenicale o ad un Main, tenendo le opzioni all’interno dello stesso range. Oppure, si potrebbero attivare sistemi di rake back sui live, in modo da favorire la presenza stabile di top player. Ma sono davvero tante le iniziative che potrebbero conferire smalto e linfa al settore, facendo aumentare innanzitutto la  libertà di scelta del giocatore”.

Che dovrebbero fare le istituzioni per spingere l’industria del gaming?
“Smetterla di usare il gioco a soli fini populistici. Smetterla di spingere e reprimere a corrente alterna, assecondando non le esigenze economiche ma solo gli umori meno nobili dell’elettorato. Poi, andrebbe bene qualunque forma di regolamentazione, in assenza totale di un quadro stabile”.

Passiamo al gioco: i 5 campioni, Butteroni a parte, che in questo istante ti sembrano difendere meglio i colori italiani?
“Grazie per questa domanda che mi dà la possibilità di rinsaldare l’amicizia con 5 giocatori e contemporaneamente rovinare i rapporti con tutti gli altri… Ma non mi sottraggo: direi che non si può prescindere da Mustafà Kanit, Dario Sammartino, Sergio Castelluccio e Max Pescatori. Poi vorrei segnalare un volto forse meno noto, ma capace di fare bei numeri negli ultimi periodi, si tratta di Aris Theodoridis. E’ senza dubbio una personalità importante ma un diamante grezzo da lavorare tantissimo”.

Veniamo a Butteroni: la sua partecipazione al Novembre Nine è un dato spot o un fenomeno che segnala qualcosa di più profondo, magari utile a dire che l’Italia è in grado di sfornare tanti campioni.
Butteroni è una rondine o è già primavera?
“Butteroni è primavera inoltrata… Devo confessare che io stesso ero abbastanza pessimista, dopo la partecipazione di Candio mi sembrava che il Main delle Wsop fosse sempre più distante dalle possibilità dei player italiani. Invece, i risultati degli ultimi anni, scanditi  dalle performance di Castelluccio, Preite, Fratti, Galtieri, oltre a Pescatori, testimoniano di come il movimento italiano non sia arrivato in finale per caso. Sono abbastanza fiducioso sul fatto che si possano ripetere questi risultati di vertice: lo stesso Butteroni ha recentemente ribadito come sia nelle sue intenzioni riprovare ad esserci”.

Ritorniamo alle cose di casa: San Marino, raccontaci che location si devono aspettare i giocatori.
“Credo che funzionerà bene con il PPTour, anche perché potrà mettere in mostra un po’ di innovazioni finora mancate in occasioni dei grandi appuntamenti live. Innanzitutto il cash game, elemento centrale per tenere alto l’interesse dei giocatori. Poi il contesto e le strutture, mi sembrano di molto migliorate, e su questo il termometro dei giocatori sarà immediatamente rilevabile. Inoltre credo che il Tour abbia goduto di una buona spinta dai sat live: 150 pacchetti distribuiti sull’online garantiscono numeri e montepremi capaci di autoalimentare una dinamica virtuosa. Staremo a vedere”.

Ultimissima: un aggettivo su ‘operazione gambling’
“Prevedibile! Un aggettivo legato soprattutto agli esiti recenti che la vicenda ha avuto per Microgame: sin da subito, infatti, era apparsa scontata l’estraneità del provider ai rilievi mossi. Che dire, c’è sempre da essere contenti quando ci sono iniziative tese a fare chiarezza… può essere una consolazione?”.

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